Dopo la rivoluzione d'Ottobre, che aveva visto la fine del
comunismo di guerra, una forte e violenta aria di cambiamento incombeva su
tutta la Russia di inizio secolo. Si imponeva il cambiamento non solo formale
ma reale. L'avanguardia artistica Russa era nel 1917 nel pieno della sua
capacità creativa, Malevic col suo “Quadrato nero su fondo bianco” aveva rotto
quel patto mimetico che l'arte aveva con la realtà e la natura, era arrivato
vicino al grado zero della pittura, ad un arte autoreferenziale vicina al nulla
con l'evoluzione del quadrato nero su sfondo bianco: il quadrato bianco su
sfondo bianco.(fig. 1-2)
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| Fig. 1 Malevic, Quadrato nero su fondo bianco, 1915 |
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| Fig. 2 Malevic, Quadrato Bianco su fondo Bianco, 1918 |
Questa fase anticipatrice del mondo nuovo, aveva però il
risvolto nella costruzione architettonica, estremamente funzionale e tecnica.
Lo stile architettonico della Russia pre-rivoluzionaria era ancora fortemente
legato al formalismo e al manierismo dell'800. Un'accozzaglia di revival di
stili talvolta in un unico palazzo rendeva difficile la comprensione
compositiva. La rivoluzione imponeva nuove forme più moderne e adatte a
quell'uomo nuovo socialista che stava nascendo. Certo l'arretratezza culturale
della popolazione russa era molto elevata e si imponeva un cambiamento sociale.
Un gruppo di architetti: Moisej Jakovlevič Ginzburg, Burov, Andrej Konstantinovič, Georgij Orlov e i fratelli Leonid, Viktor e Aleksandr Vesnin fondarono la
Società di Architetti Contemporanei (OSA in russo), grazie al periodico
bimestrale "Sovremennaja Arkhitektura" Architettura contemporanea,
riuscirono a divulgare il proprio messaggio sull'architettura moderna, anche e
soprattutto fuori dai confini sovietici in cui la cultura architettonica era
ancora abbarbicata alle scuole accademiche. Scopo dell'associazione era innanzi
tutto il rifiuto dell'arte per un'architettura intesa come costruzione
“materiale del socialismo”. La rivista ebbe ampia diffusione anche al di là
della Russia in anni in cui si stava costruendo quel movimento
dell'architettura moderna che è il funzionalismo i cui eroi sono: Le Corbusier,
Mies van Der Rohe, Gropius, Oud, Loos, Meyer ecc. ecc. Alcuni di essi scrissero
per “Sovremennaja Arkhitektura” alcuni
articoli.
Sul piano urbanistico
l'Unione Sovietica offriva una possibilità che nell'occidente non c'era, la
possibilità di costruire città ex novo vicino a fabbriche e miniere, si impose
un dibattito anche in questo senso: da una parte gli urbanisti, dall'altra i
disurbanisti. Quest'ultimi erano la maggior parte del gruppo dell'OSA, con una
visione forse più “umana” del vivevere. Contrari al super collettivismo degli
urbanisti attenti ad una visione fortemente influenzata al vivere in comune
condividendo servizi igienici e cucine (mense), i disurbanisti proponevano una
visione più privata e individuale. Entrambi le fazioni tendevano ad eliminare
quella contraddizione che già Engels aveva denunciato tra città e campagna. Non
solo le nuove città dovevano essere lineari e industriali, ma anche le
cooperative agricole dovevano diventare piccole città. Per i disurbanisti il
limite era di 40-50 mila abitanti a città. Si fecero strada un tipo edilizio
tra gli urbanisti detto condensatore sociale, adatto a cambiare la società e
dunque l'individuo ad un nuovo modello di vita. Tuttavia mentre questo assunto
in alcuni scritti di Le Corbusier appare semplice e immediato, per i fondatori
dell'OSA non è proprio così: la società russa, era, abbiamo detto poco
scolarizzata e arretrata, non bastava inserirli in un condensatore socile per
poter cambiare il proprio modus vivendi. Di questo si occuparono di membri
dell'OSA e tramite la loro rivista cominciarono a ragionare essenzialmente su
due tipologie di edifici: il club operaio e l'abitazione.
Il club operaio non era
il famoso club borghese, in cui nel dopolavoro si giocava, si conversava e si
beveva, ma era considerato come la nuova università popolare, un luogo di
ritrovo creativo, cui si dava un'importanza formativa. Leggiamo alcune note dei
fautori del club operaio: “Al suo interno tutte le età della massa lavoratrice
devono poter ricrearsi e riposarsi dopo la fatica giornaliera, ricaricarsi
d’energia”...”Compito del circolo è di rendere l’uomo libero, non di
sopprimerlo, come in passato, attraverso la chiesa e lo stato”.
Siamo sul piano
collettivo, se le abitazioni sono scarse di confort non così per i club che
tendono a compensare questo scarto. Al club corrisponde un concetto di cultura
di massa diverso dall’abitare individuale in cui il cittadino sovietico era
abituato a vivere. Siamo lontani dall’acquisizione della cultura nel silenzio
del proprio studio, ma si impare in gruppo. La vita deve formarsi
collettivamente.
Dal 1917 al 1925 il club viene sviluppato ovunque. Si
sperimenta la tipologia di tale edificio che non ha ancora visto il suo
carattere essenziale. Tra queste sperimentazioni il palazzo del lavoro dei
fratelli Vesnin del 1923 è un immenso palazzo della cultura. È uno dei primi
esempi di costruttivismo architettonico non più considerato come fenomeno
disegnativo ma più che concreto. Il progetto dei fratelli Vesnin è costituito
da un grande cilindro a base ellittica su cui si innesta una struttura a ponte
che si collega ad un parallelepipedo di 16 piani. (fig. 3).
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| Fig. 3. Fratelli Vesnin 1923 Palazzo del lavoro disegno. |
Evidente in questo progetto la metafora del transatlantico,
come in “Vers une architecture” Le Corbusier tendeva a fondare
su questo assunto il movimento moderno. Progettato per l’intera città di Mosca
avrà un effetto propagandistico.
È a partire dal 1925 che il club operaio tenderà ad assumere
un aspetto tipologico proprio, libero da ogni retaggio del passato sarà
concepito collegato al quartiere e alla fabbrica e annesso al luogo di lavoro.
Uno dei progetti costruiti di questi club operai è il club
Zuev costruito a Mosca da I. Golosov tutt’ora esistente e funzionante, altro
esempio lampante di architettura costruttivista, (Fig. 4)
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| Fig. 4 I. Golosov, Club operaio Zuev. |
La struttura cilindrica inserita a risolvere l’angolo
stradale ricorda tantissimo il Novocomun di Terragni costruito proprio in
quegli stessi anni. E forse un sottile filo rosso accumuna questo nuovo modo di
costruire che unisce Russia e Occidente.
E sono anche gli stessi temi che accumunano l'Est e l'Ovest,
la ricerca tipologica dell'abitazione è uno di questi. In Russia come nel resto
dell'Europa la fame di case era molta, si tendevano a costruire abitazioni
collettive che però avessero delle caratteristiche private e di intimità. Fino a quel periodo le case
operaie erano totalmente indatte ad un tipo di vita decente. Ancora una volta fu l’OSA a prendere
l’iniziativa di un movimento di professionisti che ragionasse sulla casa, e
soprattutto sull’abitazione operaia. Poichè la vita stava cambiando
l’abitazione doveva adeguarsi al nuovo stile di vita, per un problema di
riduzione dei costi non c’era altro che cambiare il modo di vita degli operai.
Come abbiamo detto ci si orientò verso la casa comune, i sevizi e le cucine
erano in comune. Il germe della nuova razionalità scientifica e funzionale
dell'abitare era la cellula abitativa, spazio ancora privato dove
sostanzialmente dormire e riposare. Ancora una volta fu la rivista SA a
rilanciare il dibattito sulla cellula abitativa più funzionale e economica.
Attraverso un’inchiesta sulla casa comune da una sezione degli autori di SA si
approda a quelle che sono le cellule dello “Strojckom” una sperimentazione
tipologica che avrà successo in tutto il movimento moderno. Ciò cui si tendeva
era la trasformazione del modo di vita, si voleva la collettivizzazione ecco
che la cucina quasi sparisce dalle cellule, si era tuttavia consapevoli che
tale passaggio sociologico non era da un giorno all’altro ma imponeva un
cambiamento graduale del modo di vivere, Ginzburg dirà”...Abbiamo considerato
che era indispensabile studiare un certo numero di elementi che stimolassero il
passaggio a forme di vita sociale superiore, CHE LO STIMOLASSERO MA CHE NON LO
IMPONESSERO”. La cellula più funzionale è stata individuata come cellula di
tipo F, un sistema Duplex con corridoio centrale molto simile all’Unitè
d’abitation di Le Corbusier a Marsiglia, ma di dimensioni naturalmente più
ridotte. Il corridoio illuminato direttamente doveva diventare il “luogo dove
potranno svolgersi gli scambi sociali collettivi”. Con questa tipologia si
arriva alla casa comune. Da dire che la privacy e l’intimità della famiglia che
viveva in queste cellule tipologiche era salvaguardata. Siamo lontani da quella
forma di vita supercollettivizzata che prevedeva alcuni anni dopo in Unione
Sovietica la convivenza di più famiglie e la separazione dei figli dai genitori
al fine di ottimizzare la carenza abitativa. Tra il 1928 e il 1930 ad opera di Moisej Ginzburg e Ignatij Milinis si costruì il Narkomfin
(fig.5), un edificio abitativo formato dalle cellule di tipo F. È considerato
il maggior esempio di condensatore sociale ed è un esempio anche del
costruttivismo russo.
Attualmente in stato di abbandono dopo varie ristrutturazioni non sempre fedeli al progetto originario, pare si sia interessati ad un ripristino delle condizioni originarie. È uno dei 100 edificio del patrimonio Unesco in pericolo demolizione.
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| fig. 5 Moisej Ginzburg e Ignatij Milinis Narkomfin, 1930 |
Attualmente in stato di abbandono dopo varie ristrutturazioni non sempre fedeli al progetto originario, pare si sia interessati ad un ripristino delle condizioni originarie. È uno dei 100 edificio del patrimonio Unesco in pericolo demolizione.
Dal 1920 al 1930 fu un periodo importantissimo per
l'architettura moderna russa, e il suo costruttivismo, purtroppo troppo spesso
ricordata per esempi eccessivi di supercollettivismo come il progetto
fantasioso ed eccentrico di Kuzmin un architetto urbanista fautore della vita
collettiva scandita da tempi rigidi di lavoro, e tempo libero, arrivando
perfino a temporizzare il lavaggio delle mani o del vestirsi. A titolo di
esempio vi propongo la tabella della vita quotidiana scandita ora per ora(fig 6).
Tutto ciò non può che farci sorridere e ripetiamolo per i critici del collettivismo sarà una manna che affamerà i loro discorsi ridicolizzando e rendendo vane tutte quelle sperimentazioni serie sul problema della casa operaia che invece, noi abbiamo tentato di descrivere in questo blog.
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| Fig. 6 Dal libro Anatole Kopp, Città e rivoluzione, Feltrinelli 1972. |
Tutto ciò non può che farci sorridere e ripetiamolo per i critici del collettivismo sarà una manna che affamerà i loro discorsi ridicolizzando e rendendo vane tutte quelle sperimentazioni serie sul problema della casa operaia che invece, noi abbiamo tentato di descrivere in questo blog.
Concludiamo queste pagine dicendo che il movimento dell'OSA,
così come molti altri d'avanguardia artistica moriranno con l'avvento al potere
di Stalin, che ridurrà l'architettura a enomi palazzi ridondanti di retorica
socialista, recuperando quel modo manierista che sembrava ormai superato.
Bibliografia:
AAVV. A cura di Guido
Cannella, SA SOVREMENNAJA ARKHITEKTURA 1926-1930 , Collana Architettura
e Città ed. Dedalo, 2007
Anatole Kopp, Città e Rivoluzione, architettura e
urbanistica sovietiche degli anni Venti, Campi del Sapere Feltrinelli, 1972
Vieri Quilici, L'architettura del costruttivismo, Universale
Laterza, 1978






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